Questa pagina di Venti d’amore (88-89), letta insieme alle lettere che ricevo oggi dalla stessa zona di guerra di cui parla, dipinge di rosso il cielo serale … il bel tempo del futuro si costruisce ora.
Amando.
Come non sprecare l’acqua non disseta chi non ce l’ha ma ci aiuta a non esaurirla, salvare ora un bambino con Italia Solidale – anche se non è a Kiev – costruisce speranza certa in un momento dove è più facile che non si veda.
E la speranza si esaurisce se rinunciamo ad amare. Ovunque noi siamo. Ovunque ne abbiamo l’opportunità. #amareèpossibile #cercaetrova #indossalatuanima
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Giugno 2004, mi trovo nella cittadina centro della guerra in Nord Uganda. Protetta dall’esercito perché tutta la zona per 20 anni (non è un errore, è proprio 20) ha vissuto nel terrore e insicurezza, per via di atroci ribelli che assaltano villaggi col machete, rapiscono persone e rendono schiavi bambini per farli diventare a loro volta soldati reiterando questa catena di violenza. Fine a se stessa, non sono ribelli perché vogliono ribellarsi, sono atroci attori di un terribile film, fatto di decenni di compromessi e contraddizioni, anche politiche, che cadono addosso a centinaia di migliaia di persone innocenti. Ogni inganno di vita e compromesso genera violenza, si ripete e peggiora ogni volta che non si vede, interviene per risolvere. Vale nel piccolo e nel grande. lo dice spesso P. Angelo nei suoi libri e spiega perché. Qui lo vedo in modo molto eclatante anche se lui non è mai stato in Nord Uganda. Le mie debolezze di vita generavano la violenza della gastrite, per esempio. Qui tutto è più complesso, ampio, peggiore, ma colgo la stessa radice. I leader di questi atroci ribelli, chiamati Esercito di Liberazione del Signore usano anche loro, come nella storia passata ed attuale, il nome di Dio invano. Non dico altro.
La sera dai villaggi i “night commuters” – i “pendolari della notte” – vengono ad accamparsi sotto i portici degli edifici cittadini o dentro le aule delle scuole, per passare la notte protetti. E l’indomani ritornano ai villaggi per coltivare o tentare di fare una vita normale. Dalla stanza dell’albergo dove mi trovo vedo ogni sera la coda di persone arrivare con i materassi in testa, le borse e quanto possa servire per la notte. E li vedo ripartire la mattina. Scene molto toccanti, che difficilmente dimenticherò. Mi immagino io con loro, con le mie suppellettili in testa. Le lacrime che spingono mi ricordano che non sono con loro. Posso solo osservare, soffrire e pregare.
Prima del coprifuoco riesco a visitare gli stanzoni congestionati in cui passano la notte queste persone. Inchiostro indelebile. Vedo un ragazzo frustato pubblicamente, punizione esemplare, perché ha tentato di disturbare una ragazza. La promiscuità in questi accampamenti è all’ordine del giorno e crea disordini, ovunque nel mondo. Il campo profughi è una sconfitta della dignità della persona.
Situazioni come queste creano fratture interiori che restano per generazioni. Essere presenti in simili zone con una nostra missione, permette di alleggerire le tensioni e dà strumenti di spirito per affrontare la estrema negatività della situazione. È l’unica cosa che mi fa reggere. Devo amare senza accorgermi necessariamente io dei risultati, arriverà Dio lo stesso.
Rispetto a questa situazione, poco dopo le cose sono cambiate e, arrivata la pace, le famiglie si sono trasferite nei loro villaggi ed è cominciata la nostra missione specifica anche tra loro, con relazioni vere e impegno per superare ogni trauma di vita.
Sono però scene a cui mi hanno rimandato le immagini dei campi in Libia o a Lesbo, visti più comodamente in TV pochi giorni fa. Non sono film. Sono situazioni reali. Disumane. Che ho vissuto, ma anch’io rischio di rimuovere nel mio quotidiano. Esistono. Anche oggi, molto vicino a noi. Anche se qualcuno usa parole che addolciscono o deviano la nostra attenzione, trasformando in paura e giudizio quello che dovrebbe essere un sentimento naturale, la partecipazione ai drammi di altri essere umani. Un fatto umano prima che cristiano. Che sta diventando invece merce rara tra noi.
Mantenermi missionario mi aiuta a mantenermi sveglio, a non entrare nell’oblio, a mantenermi umano.
(Estratto da Venti d’amore, pagg 88-89)
Anche tu sei umano e sveglio e stai leggendo che amare è possibile . Agisci!
#chicercatrova