Pronto al soccorso?

Notte al pronto soccorso pediatrico. Ancora oggi il rimbombo di quella sette ore della sala d’attesa prende il sopravvento.

L’ultima volta che ero entrato in un pronto soccorso, l’emozione e la poesia dell’ambulanza dopo un volo d’angelo in moto era svanita molto presto davanti alla fredda realtà. Avvertivo l’aria pesante creata da chi è in trincea suo malgrado; o volentieri, ma ostacolato dalla struttura alla fine soccombe alla logica di numeri e si difende attaccando. Mi ricordo di aver pensato di essermi trovato meglio in ospedale in Uganda quando mi hanno curato la malaria. Molta più umanità e stessi tempi… africani.

 

Ma ora qui, tra i bambini, è tutta un’altra storia. A parte le dita fratturate di mio figlio che cercano di distrarmi, avverto molta umanità sofferente. Inutile a dirsi, i bambini che soffrono smuovono montagne. Ed il pronto soccorso è fatto di persone con un cuore che è una montagna.

 

Da questa parte, in sala d’attesa e fuori, un centinaio di persone. Storie che si intrecciano, volti provati, pianti, sonni, grida e pace allo stesso tempo. Al di là del vetro, persone sorridenti. Anche davanti alla mamma che entra in lacrime con un pacco insanguinato e dice “ha messo le mani nella porta”, facendoti intuire il contenuto del pacco e la tragedia prima di arrivare in ambulanza. Ma la dottoressa sorride e sorregge pronta.

In sala un bambino con la testa rasata, una cicatrice che parla chiaro. Dorme abbracciato alla mamma. Arriva un medico, aiutato da google translator, dice qualcosa in Ucraino…Anche qui si intuiscono molte cose…

Immediatamente un pensiero, mentre abbraccio il mio piccolo che sonnecchia sulle mie ginocchia…

Ma insomma, non gli bastava la sofferenza dell’intervento alla testa, pure la guerra.” E ora qui, profugo, in ospedale… Il pensiero e soprattutto la preghiera, immediatamente va a tutti gli innocenti che soffrono immensamente per colpe altrui… ed i bambini sono sempre vittime. Se ci pensassimo di più il mondo forse non cambierebbe, ma potremmo cambiare noi intanto e qualcuno attorno a noi ( In altre parole, se siamo missionari e interveniamo coi bambini che soffrono il mondo può cambiare).

 

Signora è stanca, vuole dei biscotti o del latte?” Un altro medico credo, si avvicina ad una mamma con un bambino che dorme sulla sedia avvolto in una coperta… Mi passa il sonno per l’emozione, un pronto soccorso a cinque stelle o una normale attenzione in un posto delicatissimo?

E’ la vigilia del 1 maggio, festa dei lavoratori. Che lavoro fanno queste persone! Pronti al soccorso e pronti alla partecipazione alle sofferenze altrui.

 

Immediato il passaggio al pensiero e alla preghiera per un altro gruppo di lavoratori pronti ad intervenire ogni giorno, con spirito competenza e con dedizione totale. Ne conosco molti dentro Mondo Solidale. Un movimento di persone formate da un uomo, Padre Angelo Benolli che notte e giorno (ancora oggi a 90 anni) non si dà tregua per offrire risposte, insieme a Dio e agli uomini che ha coinvolto in Italia Solidale-Mondo Solidale, per alleviare le sofferenze dei bambini e degli adulti (ex bambini) attorno a loro. Direi anche meglio del pronto soccorso modello che ho davanti ai miei occhi.

Come hai sicuramente letto nel mio libro (oppure hai visto qualcosa dal sito di Italia Solidale) quest’uomo davanti alle sofferenze dei bambini soprattutto ha cercato una strada per non “tornare al pronto soccorso” cioè per risolvere. E l’ha trovata. Ed ha formato una squadra di persone di grande anima e grande dedizione, costantemente in crescita in Italia e nel mondo.

 

Impressionate vedere con quale intensità e costanza ogni volontario di Italia Solidale sia motivato a “vivere e far vivere” non lasciando mai la collaborazione col Primario, Dio-Amore, il Creatore che non vuole che nessuna persona soffra. Non sto qui a dilungarmi, ma ti suggerisco di approfondire, c’è da rimanere sorpresi e coinvolti dalla forza e vita che gira in quel contesto.

 

Percorso che ha coinvolto anche me come leggi in queste pagine o hai letto sul libro, che porta ognuno di noi a non dormire magari per salvare il maggior numero di bambini dei 16mila che muoiono ogni giorno per cause evitabili. O per risolvere le tante emergenze esistenziali in cui viviamo da decenni, di cui P. Angelo ha individuato le cause. Persone formate per essere pronti al soccorso. Amando.

 

Io sono stato soccorso oltre venti anni fa e rianimato al punto tale che ho scoperto, da sfiduciato che ero, che amare è possibile. E ne ho viste davvero tante di persone trasformate ancora più di me. E ne ho visti a migliaia di bambini salvati da queste persone, sempre più pronte al soccorso. Come le migliaia di volontari donatori che si collegano in relazione con un bambino del sud del mondo e lo sostengono in un gemellaggio di vita, un’adozione a distanza che li avvicina alla gioia.

E tu, sei pronto al soccorso? Ama che ti passa , indossa la tua anima, fa sì che ti calzi sempre più a pennello.

Approfondisci e agisci. Anzi direi agisci per approfondire. Non rassegnarti alla sofferenza, oggi serve essere pronti a rispondere alle grida di aiuto che nascono da dentro di noi. Se non amiamo stiamo male ma nessuno ci porterà al pronto soccorso per questa emergenza.

C’è troppo negativo che ci circonda e ci sta entrando dentro. La via d’uscita c’è, ma bisogna fare il primo passo amando. Almeno a me succede cosi, da quasi trent’anni ormai. Ormai è esperienza non è certo solo un desiderio. Fidati.

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