Sindrome da tre tende

Il Vangelo della trasfigurazione che sabato si leggeva nella liturgia, mi tocca da sempre. Anche per questo ne ho accennato nel libro.
Un credente che non è “missionario” non è credente. Chi crede o non crede ma tiene per sè le proprie conquiste di gioia, di vita, di amore, non vive da umano. Se ha un briciolo di fede la perde. Se la cerca non la trova. Ti lascio un estratto di un capitolo vedi se ti dice qualcosa. Se vuoi in 204 pagine c’è molto di più per te, vedi tu.

[…] (pagine 37-38) Nel 2007 P. Angelo fa un invito perentorio a noi volontari: «Gli italiani stanno male, dobbiamo amare anche loro, non solo i bambini. Andate aiutateli ad amare, portate anche a loro i contenuti che vi hanno aiutato ed insieme a loro, con le relazioni, salviamo i bambini delle nostre missioni». Leggendo ciò che dice l’ultimo rapporto Censis (2019) vedi da solo, credo, come anche su questo egli sia stato profetico. Ha intravisto in tempi non sospetti i bisogni delle persone ed ha intrapreso una strada per risolverla, come si addice a chi è vicino a Dio e percepisce il Suo amore per i sofferenti. Gli italiani appunto [1].

All’inizio di questa spinta a creare “Giardini di vita che salvano bambini” esito a cogliere la necessità di muoversi in giro per l’Italia. Nonostante le scelte forti fatte, come lasciare il lavoro, ero “incastrato” nel peso delle grandi responsabilità delle missioni del Sud del mondo e non ero attento al movimento dello Spirito, che muove e rinnova continuamente e ti chiama ad essere parte del suo rinnovamento. Mi dico «Come faccio ad aggiungere altro? è impossibile…»

Oggi riconosco in queste domande i chiari sintomi di una malattia, diffusa tra credenti e non, la “sindrome del facciamo tre tende”. Una breve digressione su questa sindrome sarà utile visto che è molto facile caderci, in tanti ambiti.

Essere contento di ciò che hai ottenuto, di ciò che dai, di ciò che ricevi, di ciò che fai. Adagiarsi sui risultati raggiunti e tenerli per sé. Come dire: “sono guarito”, “ho trovato moglie”, “ho trovato amicizie”, “ho trovato Dio”, “ho trovato “Allah”, “ho trovato il mio hobby”… e chiudersi nella propria guarigione, nella propria famiglia, nei propri amici, nel proprio Dio o nel proprio io. Ed è la fine, si perde anche ciò che si ha.

È la tentazione che c’è anche in Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor: vogliono tener per sé la Trasfigurazione (Lc 9,28b-36), ma Gesù li spinge ad andare a testimoniare, a non chiacchierare, ad amare chi non ha goduto della loro stessa grazia. Il partire da ciò che “posso fare” (io reale) anziché da ciò che Dio sta dicendo ora alla mia persona (io potenziale), cioè dai Talenti che ti ha messo Dio per natura che vanno sempre espressi nell’amore – che non dipendono da ciò che dico io o che penso – è molto frequente. Ed è il motivo di tanti fallimenti, anche nel volontariato. Ma anche di tante sofferenze e rinunce, specie rinunce ad amare.

Dall’uomo P. Angelo ho imparato a non fermarmi a ciò che “si può fare” in quel momento. Ad ascoltare prima la Natura, Dio in me ed il grido degli uomini, vedere che ho strumenti per rispondere, credere e coinvolgere.

C’è anche un passaggio del Vangelo di cui da qualche anno mi sono innamorato, in cui Gesù dice più o meno “mettiti a vedere prima della battaglia come sconfiggere un esercito di 20000 uomini coi tuoi 10000 (Lc 14,31)”. Non mette in discussione che tu ce la possa fare, Lui non fa i conti matematici, non segue i ragionamenti che ventimila sono il doppio di diecimila, ti chiama a vedere “tu e Lui con Luce Fede e Carità” a quanti mila uomini arrivate! Se lo vedi vinci. Il “fattore LFC”[2] è un moltiplicatore immenso nelle formule magiche per innamorarsi e portare amore. Fidati.

[1] “La dignità che ognuno ha dentro le proprie energie è immensa e guai perderla. Questa dignità è come Dio ti ha creato. Purtroppo, invece di scegliere la propria persona in vere relazioni d’amore, siamo diventati “poltiglia” e “mucillagine” fino ad essere “liquefatti”. È tempo di trovare la propria dignità nell’Amore e nella libertà; questo amore e questa libertà non la troviamo in nessuna opera umana, ma nella creazione del Padre che abbiamo dentro. Questa “nuova stirpe” sei tu per natura e non puoi permettere che nessuno te la tolga.” (Lettera agli Italiani – Angelo Benolli OMV 2018)

[2] Luce Fede Carità, ritorna spesso in queste pagine, non esiste una sintesi migliore di tutto ciò che P. Angelo mi ha proposto ed ho vissuto.

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