Ti sembra normale?

Ti sembra normale? Ventisei anni fa, ti dicevo, ero una persona ricoperta di normalità e nessuno si accorgeva di quanto soffrissi per questo. Neanche io. Ero confuso e non lo sapevo, dunque confondevo anche chi mi era attorno. Dall’incontro con moltissime persone, oggi vedo ancor di più il contrasto e la sofferenza che si vive interiormente. Hai notato tra le persone che conosci quante persone ti hanno detto che soffrono di ansia o hanno crisi di panico per esempio? Hai notato quanti hanno le occhiaie profondissime, anche al ritorno dalle vacanze?… E tu?

Maschere e corazze sono i vestiti più utilizzati in ogni stagione e noi sempre più esperti nel farceli andar bene senza accorgercene. “I morti sono quelli che non vivono” ripete spesso P. Angelo Benolli, Fondatore di Italia Solidale – Mondo Solidale a cui devo il mio risveglio personale, relazionale e missionario e che incontrerai più volte in questo libro. E quanti oggi non vivono! Io per esempio già a ventisei anni non vivevo. Senza saperlo.

Oggi raramente si trova qualcuno che sia davvero gioioso per le nostre strade. Ci hai fatto caso? Si? E ti sembra normale? Ti sembra inevitabile? Se chiedi a qualcuno “Come stai?” la prima risposta è sempre “Bene e tu?” o “Tutto a posto”. Oppure, specie a Roma: “e chi m’ammazza”… certo, c’è una tale “inerzia esistenziale” che se sei già morto, non ti può più ammazzare nessuno! Pensa a quante volte hai sentito o dato tu queste risposte nell’ultima settimana. A quante volte ti sei sentito libero di esprimere qualcosa di te a qualcuno, o hai rinunciato per timore di essere giudicato o incompreso.

Viviamo, specie in Italia, un generale e strisciante clima di “terrore inconsapevole”, per non parlare della paura e rabbia che è davanti ai nostri occhi, magari esplicitata dalla paura per l’immigrazione, ma specchio di molto più profonde paure e sofferenze nell’identità. Anche se non lo ammettiamo, sotto sotto tutti siamo feriti e chiusi. Spesso non lo sappiamo.

Ecco un altro segnale di un’anomalia. Ti sembra normale che ogni giorno nel mondo muoiano sedicimila bambini per cause evitabili? Magari non ci hai mai pensato, oppure senti la notizia al TG, ti sconvolge, ma poi subito dopo ti fanno vedere il servizio sull’ultima sfilata di moda e gli ultimi abiti di Valentino… (non sto inventando un esempio a caso). Ora io per grazia di Dio ne vedo salvare da anni a migliaia, vedo ogni giorno una soluzione a questa calamità. Eppure, anch’io rischio di farmi scivolare addosso certe notizie. Certe immagini. Pensa ai barconi che affondano, ai campi di detenzione in Libia, alle immagini dei campi profughi a Lesbo. Non lo dico perché sia “colpa”. Ma c’è una malattia che ci colpisce. Inconscia. Inconsapevole. Profonda.

Il Censis almeno se ne accorge e ci descrive come società “liquida” cioè priva di forma. Da anni lancia allarmi, ci ha definiti, “poltiglia e mucillagine” (2007), “in regressione antropologica (2008)”, “rancorosi e violenti” (2017) … ogni anno peggio. Pensa, poco fa ti parlavo di ansia o panico, basandomi su mie osservazioni, in questi anni di contatto profondo con molte persone aiutato dalla luce speciale di cui ti racconterò. Ebbene, a dicembre 2019 l’ha espresso anche il Censis, nel suo Rapporto Annuale, definendoci “Società ansiosa di massa macerata dalla sfiducia” e in “Ricerca dell’uomo forte al potere” per risolvere. Ed ha denunciato un ulteriore aumento vertiginoso (23% in 3 anni) del consumo di ansiolitici e sedativi.

Mentre stampo per te questo libro, stiamo vivendo la tragedia collettiva del Corona virus. Coincidenza non pianificata, che credo renderà questa opera più utile di quanto potessi immaginare. Stiamo vivendo in Italia e nel mondo una dura prova, un coprifuoco totale, necessario per affrontare una guerra contro un nemico invisibile. Costretti all’isolamento, sono messe in crisi tutte le abitudini sociali, si consolidano le barriere alla relazione, con il nuovo emergere di paure e l’esplodere di rabbie stile caccia all’untore. Un periodo che lascerà segni profondi se non si dà spazio al terreno di coltura per sviluppare il vero vaccino, le energie interiori e di spirito di ogni persona, partendo dai bambini, fatte per gioire e amare non per soffrire. Infatti, si dice ovunque “Tutto andrà bene, torneremo alla normalità…” Sì, è vero ne sono certo. Ma quale normalità? Quella dell’inerzia esistenziale?

Non credo sia un caso che anche Papa Francesco parli di una “Tempesta che smaschera le nostre false sicurezze” richiamandoci a cogliere il positivo che può nascere da questo momento storico.

 

L’emergenza in corso potrebbe portare dei cambiamenti, in proporzione alla disponibilità di ognuno e all’opportunità di trovare risposte vicine ai veri bisogni dell’oggi.

 

(dall’introduzione di Venti d’amore)

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